Cigognetti Eleonora Restauri

Edicola votiva del Barozzino: dalla raccolta fondi al restauro

Un restauro reso possibile dalla tenacia ed amore per il proprio territorio da parte di Francesco Sganzerla, Mario Tonolli e Gino Bernardelli

 

La volontà di Francesco Sganzerla, Mario Tonolli e Gino Bernardelli era quella di riuscire a raccogliere i fondi per restaurare il capitello il località Barozzino, a loro molto caro.

E ce l’hanno fatta, non senza difficoltà e porte chiuse in faccia, ma un anno di raccolta fondi è bastato loro per raccogliere la cifra che ha permesso l’esecuzione dell’urgente intervento di restauro.

Dopo la benedizione del capitello, fatta il 20 ottobre 2018, alla presenza delle autorità locali  erano soddisfatti ed orgogliosi della riuscita della loro impresa: “Possiamo così tramandare alle future generazioni un piccolo pezzo della nostra storia, di arte e fede, che appartiene a tutti noi sin dall’infanzia e ci accompagnerà per tutta la vita.”


  • CENNI STORICI

La datazione del capitello è stata ricercata dallo storico valeggiano Lino Turrini nelle documentazioni d’archivio delle visite pastorali e nelle carte militari austriache.

L’edicola era correlata all’antica Chiesa di San Zeno, citata per la prima volta in una visita pastorale del 1525, la quale era però malridotta e trascurata, danneggiata inoltre dalle battaglie risorgimentali tale da trasformarla in abitazione privata (Casa S. Zeno e poi Casa Totola). Nei documenti delle visite pastorali in territorio valeggiano il capitello di San Zeno compare per la prima volta nel 1747, dove il Vescovo Bragadino dice “Visitavit…ediculam sub titolo Sancti Zenonis..a Communitate Valedii..infra limites”.

Ad inizio Novecento nelle carte militari austriache compare un’altra edicola, e le due edicole si scambiano di nome sino agli anni ’50 del 1900, dove l’edicola novecentesca scompare poiché probabilmente demolita nelle battaglie.

L’edicola è costituita da una piccola struttura in muratura con cornici modanate e copertura a quattro falde. Su tre lati presenta delle nicchie (tranne sul retro a Ovest) in cui vi sono dei resti di affreschi, raffiguranti:

  • San Zeno sul lato Sud, identificabile dalla mitra e dal pastorale,
  • Sant’Antonio da Padova sul lato Nord, identificabile dal giglio,
  • E la Madonna con Bambino sul lato frontale (Est).

  • STATO DI CONSERVAZIONE

L’edicola era in un generale pessimo stato di conservazione con degradi che interessavano gli intonaci, i quali erano in buona parte disgregati e a rischio di caduta e con diffuso degrado biologico; gli affreschi risultavano anch’essi molto degradati e in buona parte mancanti, e le poche tracce di colore stavano pian piano cadendo e svanendo.


  • INTERVENTO DI RESTAURO

L’edicola era in un generale pessimo stato di conservazione, con problemi strutturali alle fondamenta, disgregazione e distacco di tutte le malte cementizie non originali e le poche tracce di colore presentavano uno strato di sporcizia che non consentiva il riconoscimento dei santi raffigurati.

L’intervento ha quindi previsto una prima fase di rinforzo strutturale, effettuata dalla ditta incaricata dal Comune di Valeggio S/M, e di sistemazione del basamento con nuove lastre in marmo di Prun.

L’intervento di restauro delle superfici è consistito nell’iniziale rimozione di tutte le malte cementizie non originali e nel rifacimento degli intonaci e delle cornici modanate, con particolare attenzione ai dettagli e secondo i canoni settecenteschi (con la collaborazione del restauratore Giovanni Nicoli).

È stata realizzata una nuova copertura in piombo trattato, con il relativo sgocciolatoio, per evitare che l’acqua piovana scorra sugli intonaci.

Complesso è stato l’intervento dei dipinti delle nicchie, dato che si era conservata solo la parte superiore degli affreschi:

  • il San Zeno era il meglio conservato e si osservata tutto il volto e buona parte del busto, con l’incisione preparatoria sull’intonachino originale;
  • del Sant’Antonio da Padova era leggibile la parte superiore dello sfondo, il giglio e solo poche tracce del viso, e mancava quasi interamente l’intonachino su cui vi era l’incisione del disegno;
  • infine della Madonna vi era solo la parte superiore dello sfondo e un accenno della fronte. L’incisione dell’intonaco ha permesso di identificare la forma del Bambino.

Le poche tracce di colore sono state consolidate ed è stata eseguita una minuziosa pulitura, che ha permesso di riportare alla luce i colori vivaci e di osservare che si tratta di dipinti raffinati e di altissima qualità esecutiva.

Per riproporre i dipinti erano necessarie almeno delle immagini d’archivio dove si potessero capire le fattezza dei Santi, che purtroppo non sono state reperite e  quindi con la dott.ssa Vecchiato, funzionario preposto della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio di Verona, si è deciso di reintegrare con il colore le tracce del San Zeno, mentre per la Madonna con Bambino e il Sant’Antonio di posizionare dei dipinti realizzati facendo un ipotesi di come potevano essere in origine gli affreschi.

Capitello prima e dopo