Cigognetti Eleonora Restauri

Il restauro dell’oratorio di San Rocco a Villafranca di Verona: emergono i nomi dei committenti



di Eleonora Cigognetti

L’oratorio si trova a Villafranca di Verona, ed è situato a capo della strada principale, alla cui estremità opposta sorge il Castello Scaligero.

Non vi sono notizie certe sulla data di costruzione della Chiesa, ma si ipotizza che fu eretta tra il 1485 e il 1511 come ex-voto in seguito ad un’epidemia di peste che colpì le campagne veronesi. L’unico documento in cui viene citato l’oratorio risale al 1525 in occasione della visita effettuata dal vicario del vescovo Matteo Giberti alla parrocchia di Villafranca di Verona. La successiva visita, del 1532, la descrive come abbastanza decorata e di proprietà del comune e degli uomini di Villafranca.

Generale dopo

L’oratorio ha una struttura a navata unica ed all’interno vi sono dipinti murali votivi realizzati ad affresco da una bottega veronese nel XVI secolo, i quali  ricoprono la parte finale di entrambe le pareti, tutta la superficie dell’arco trionfale e la prima volta a crociera del coro.
Il disegno preparatorio dei dipinti murali è stato realizzato con diverse tecniche: battitura di corda, per la realizzazione delle cornici e dell’impianto architettonico, incisione diretta e contorni a pennello tracciati a mano libera con giallo, rosso o verde, per delineare le vesti e le figure.

Lo stato di conservazione

I dipinti murali versavano in un generale cattivo stato di conservazione, differenziato in base alla localizzazione dei dipinti.
Quasi la totalità delle stuccature diffuse sull’intera superficie e realizzate in un intervento di restauro del 2003, erano state eseguite in gesso, e si presentavano fessurate e distaccate, con efflorescenze saline bianche e sollevamenti della pellicola pittorica.
La problematica principale di degrado era dovuta ad infiltrazioni di acqua piovana in corrispondenza dell’arco di trionfo. Le copiose infiltrazioni d’acqua hanno causato dilavamenti della pellicola pittorica, a partire dal culmine sino alla parte inferiore dell’arco di trionfo.
Un’ulteriore causa di degrado dei dipinti era la cristallizzazione salina, localizzata nei dipinti dell’angolo a destra nel registro inferiore dell’arco di trionfo (Madonna in trono con Bambino) e della parete (San Rocco). L’azione dannosa dei sali ha comportato nel tempo la perdita di buona parte della pellicola pittorica, della quale oggi sono visibili poche tracce relative ai volti delle figure e ad alcune porzioni dello sfondo. La risalita capillare ha interessato le murature dell’oratorio per molti secoli ma attualmente non è più attiva. Tuttavia, essa ha comportato nel tempo il trasporto sulla superficie pittorica di sali solubili, i quali oggi subiscono cicli di cristallizzazione/dissoluzione a causa delle fluttuazioni di umidità relativa all’interno della Chiesa.
Lo stato di conservazione dei dipinti murali in quest’area era allarmante, con gravi problematiche di disgregazione dell’intonaco, polverulenza ed esfoliazione della pellicola pittorica e diffuse mancanze dell’intonaco, con distacchi degli strati costitutivi.
I dipinti della volta a crociera del coro si presentavano in cattivo stato di conservazione, con imbianchimenti superficiali, in particolar modo lungo le stuccature in gesso eseguite nel precedente intervento di restauro, ed un diffuso “ingrigimento” della superficie soprattutto in corrispondenza dei costoloni, probabilmente dovuto ad un protettivo ossidato.
I dipinti delle pareti e delle lunette, in buono stato conservativo, presentavano solamente depositi superficiali incoerenti di polvere e particellato atmosferico.

 

L’intervento di restauro

L’esecuzione del restauro, la scelta dei materiali e delle metodologie d’intervento ha seguito i criteri di minimo intervento, compatibilità chimico-fisica dei materiali e ritrattabilità delle superfici.
L’obiettivo dell’intervento è stato quello di rimuovere le cause di degrado, dove possibile, ed intervenire direttamente sulle superfici pittoriche per stabilizzare la pellicola pittorica e l’intonaco.
Durante l’esecuzione dell’intervento è stato effettuato il monitoraggio microclimatico, che ha permesso di registrare la Temperatura media e l’Umidità Relativa media all’interno dell’oratorio:

  • Temperatura media di 20,8°C con una fluttuazione di più e meno 2°C. Il riscaldamento a pavimento radiante con uso continuo mantiene una temperatura costante all’interno della Chiesa.
  • Umidità Relativa media di 47,5% con fluttuazioni di più e meno 7-8%, con un UR massima 63% il 20 aprile 2014 e UR minima 34% il 15 aprile 2014. Le fluttuazioni di umidità relativa interna risentono in buona parte dei cambiamenti climatici esterni.

Il rischio di degrado è correlato alle fluttuazioni di umidità relativa, che sono dannose poiché costituiscono un meccanismo di attivazione dei sali solubili presenti all’interno delle murature, soprattutto in corrispondenza dei dipinti del registro inferiore sul lato destro dell’arco di trionfo.
L’identificazione dei sali con “Test di Merckoquant” ha permesso di rilevare un elevato contenuto di sali cloruri e nitrati (probabilmente di Sodio e Potassio, dovuti alla presenza di materiali alcalini e data la localizzazione dell’oratorio in prossimità di abitazioni), mentre la percentuale di solfati in quell’area era abbastanza bassa.
È stato deciso, in accordo con la Soprintendenza, di non intervenire direttamente sui sali eseguendo un trattamento con impacchi estrattivi acquosi poiché tale metodologia presenta numerose contro-indicazioni.
Valutando le umidità relative di equilibrio dei sali nitrati e cloruri di sodio e potassio è risultato che perché si attivi il degrado l’umidità relativa ambientale deve fluttuare intorno al valore critico di circa 65-70%. Considerato che il 65-70% è un valore abbastanza elevato e raggiunto difficilmente, verrà attuato un piano di controllo climatico e di monitoraggio programmato per i dipinti murali, in modo da poter intervenire immediatamente in caso di identificazione di sali cristallizzati in superficie.
Si è quindi proceduto all’intervento di restauro diretto sui dipinti murali, consolidando la pellicola pittorica, esfoliata e polverulenta, e l’intonaco disgregato. Sono state rimosse meccanicamente tutte le stuccature non idonee (gesso e materiali cementizi) e sono state sostituite utilizzando malte a base di calce area naturale ed inerti per ottenere una malta simile a quella originale.
È stata effettuata la pulitura delle superfici, differenziando la metodologia in base ai depositi presenti: i depositi superficiali non coerenti sono stati rimossi con spugne in lattice sintetico (Wishab), mentre per la rimozione dei depositi maggiormente coerenti sono stati utilizzati differenti prodotti chimici.
Infine è stato eseguito il ritocco pittorico ad acquerello che ha permesso di ripristinare la leggibilità completa delle pitture murali da parte dell’osservatore.

Dal restauro alla conservazione-manutenzione

Il restauro concluso, benché efficace, non può considerarsi esaustivo per la conservazione futura dei dipinti murali.
Perciò è stata suggerita l’esecuzione di un monitoraggio e di una manutenzione post-trattamento nel tempo, con l’obiettivo di mantenere e prolungare i “benefici” raggiunti con l’attuale restauro e di prevenire la formazione di ulteriore nuovo degrado dei dipinti murali, mediante l’attuazione di pratiche periodiche (un sopralluogo annuale e piccoli accorgimenti) che consentano di bloccare o limitare gli effetti dei fattori di degrado di tipo “ordinario” (percolazioni di acqua piovana, fluttuazioni di umidità relativa) prima che essi aggravino la situazione conservativa dell’opera.

Curiosità emerse durante il restauro

Durante l’operazione di pulitura, l’osservazione delle superfici a luce diffusa, a luce radente e a luce Ultravioletta ha permesso l’individuazione l’incisione preparatoria di due iscrizioni, una nel dipinto con San Rocco nel registro superiore della parete Sud-Est  e l’altra in corrispondenza del dipinto della Fuga in Egitto, nella parete Nord-Ovest.
La prima iscrizione è inserita in un cartiglio nella parte inferiore del dipinto raffigurante San Rocco. L’iscrizione, suddivisa su 4 righe, risulta di difficile lettura poiché purtroppo il cartiglio è molto degradato, ed è possibile leggere solamente nella prima riga “(H)OC OPUS”  e nella parte terminale della seconda riga il nome “SIMON”.

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La seconda, presente nella cornice inferiore al dipinto raffigurante la Fuga in Egitto, riporta:

(H)OC OPUS F(IERI) F(ECIT) M(A)TEVS Q(UONDAM) B(AR)TOLOMEI DE CRESIMBEN(I)S <> DIE 14 ME(N)SI(S) IVNI AN(N)O D(O)M(I)N(I) […]

Ovvero: “Quest’opera venne fatta realizzare da Matteo del fu Bartolomeo de Crescimbeni <> nel giorno 14 del mese di Giugno nell’anno del Signore […]”
L’iscrizione riporta quindi il nominativo della famiglia che ha commissionato i dipinti murali, di cui sfortunatamente manca la datazione, probabilmente eseguita solo a pennello in un secondo momento rispetto al testo.

BartolomeoIscrizione Luce UV

Articolo pubblicato anche sul Blog Restaurars:

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